È SUBITO HOMBRES – Campionato calcio a 5 Torino Champions Five

E se questo è l’inizio dei Final Group…

Nel campionato di calcio a 5 più prestigioso di Torino parte la rincorsa alla coppa dalle grandi orecchie col girone Prater, Hombres vince subito nel big match contro Opti Poba, pareggio emozionante tra Le Aquile e Longobarda. In Euro Five invece vince largamente Arte Sport contro Santhià 43, tutte le emozioni di ieri nel magazine di oggi!

CHAMPIONS FIVE

OPTI POBA – HOMBRES 2-6

L’Opti Poba perde la sua imbattibilità stagionale contro Hombres, a nulla valgono le reti di Zaninetti e Nasali perchè i biancoverdi riescono ad imporre il proprio gioco. Per gli uomini dello Special One Mister Mascolo gonfiano la rete Ticona, Citoli e due volte ciascuno il solito Ternico e Capitan Tasayco regalando così la prima vittoria in questi Final Group ai propri compagni.

LONGOBARDA – LE AQUILE 7-7

Che partita! Un’emozionante pareggio dove nessuna delle due squadre voleva perdere ma entrambe volevano vincere. Valanga di goal, sette a sette il finale con tre reti di I. Hoxhaj, due di E. Ceraj ed una a testa per N. Ceraj ed E. Hoxhaj per Le Aquile mentre per la banda della Longobarda segnano Di Santo una rete e tre ciascuno il sempre verde Capitan Lorillo e Strippoli. Un punto per uno, ma che inizio signori.

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EURO FIVE

SANTHIA’ 43 – ARTE SPORT 1-14

Valanga di reti in Euro Five per la formazione di Mister Pippo, con bomber D’Aguì che gonfia la rete per ben dieci volte, al resto ci pensano Capitan Guerrieri, Palacino e Muratore quest’ultimo autore di una doppietta. Per gli avversari, rete della bandiera di Cossetta, lesto ad approfittare dell’unica incertezza difensiva della retroguardia di Benedecti, davvero insuperabile ieri sera.

CAMPIONATO CALCIO A 5 / 8 TORINO – CHAMPIONS FIVE

Le origini del calcio
Ricco di fascino è un viaggio a ritroso nel tempo alla ricerca di attendibili antenati di quello che è oggi definito il più grande spettacolo del mondo. Anche in una ricostruzione breve e sommaria, appare però fondamentale, nonché storicamente corretto, procedere a una suddivisione preliminare. Non prenderemo sistematicamente in considerazione tutti i giochi con la palla in uso nell’antichità, ricerca che risulterebbe senza fine, bensì soltanto quelli che presentano sostanziali e indiscusse analogie con il calcio attuale.
Cronologicamente, le prime manifestazioni di quello che potremmo definire protocalcio si ebbero in Estremo Oriente, come dimostrò il francese Jules Rimet, al quale si deve la creazione e il lancio, nel 1930, del primo Campionato del Mondo di calcio. Già nel 25° secolo a.C., l’imperatore cinese Xeng Ti obbligava gli uomini del suo esercito a praticare, fra i vari esercizi di addestramento militare, un gioco imperniato sul possesso di un oggetto sferico, molto simile a un pallone di oggi, formato di sostanze vegetali, tenuto insieme e ammorbidito in superficie da crini annodati (secondo una versione più poetica, da soffici capelli di fanciulla). Il gioco era chiamato Tsu-Chu. Un millennio più tardi, in Giappone aveva largo seguito il Kemari, finalizzato non più all’avviamento alle armi, ma al diletto delle classi nobili. Si giocava su un campo segnalato, agli angoli, da quattro tipi diversi di albero: un pino, un ciliegio, un mandorlo e un salice. Il pallone, il cui strato esterno era di pelle, misurava 22 cm di diametro ed era manovrato con le mani e con i piedi, una sorta di rugby ante litteram. Peraltro, molto gentile: il gioco, infatti, veniva spesso interrotto per scambi di scuse e complimenti.
Attorno al 1000 a.C., nella Grecia era in auge l’epískyros (il nome derivava da sk´yros, la linea centrale che divideva in due parti il campo) che, insieme a tanti altri e più importanti usi ellenici, fu trapiantato a Roma dove prese il nome di harpastum e assunse connotazioni decisamente più brutali. L’arpasto consisteva nel rubarsi la palla, senza troppi complimenti, e divenne il passatempo preferito dell’esercito. Lo praticavano con grande soddisfazione i legionari di Giulio Cesare, suddivisi in squadre regolari, e furono quindi probabilmente loro a farlo conoscere ai britanni durante l’invasione dell’isola, gettando così un seme destinato a germogliare copioso nella terra destinata a dare ufficialmente i natali al calcio moderno.
Le fortune di tutti i giochi con la palla declinarono poi bruscamente nel Medioevo, per un generale deprezzamento delle attività ludiche. Il divieto di praticarli riguardò dapprima i soli religiosi. In seguito progressivamente questi giochi furono messi al bando per tutti, anche perché causa di incidenti e di violenze che originavano veri e propri tumulti e sottraevano i soldati alle attività militari.
Anche in altre civiltà, come in quella maya, si praticarono forme di protocalcio. Nell’antico Messico, per esempio, il gioco consisteva nel far passare il pallone, che non poteva essere toccato con le mani, attraverso un piccolo foro nel muro. Il pallone era di caucciù massiccio e pesava tre chili e mezzo. Evidente la simbologia erotica, un connotato che, secondo Desmond Morris autore del fortunato saggio La tribù del calcio (1981), è presente anche nella versione attuale del gioco.

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